Il Fumo, la Donna e la Gravidanza
Il fumo è la causa principale conosciuta di morte prevedibile e malattie. Le innumerevoli ricerche statistiche000-545 e gli studi di medicina predittiva, hanno provato, in modo incontrovertibile, il danno da fumo di sigaretta. Nel mondo fumano circa 1 miliardo di persone, solo in Italia si contano 12 milioni di fumatori con 85.000 decessi accertati annualmente dovuti a fumo attivo e 2800 a fumo passivo.
In Italia fuma il 34% della popolazione maschile adulta e il 17% delle donne. Negli anni 50 fumavano circa il 70% degli uomini adulti e il 10% delle donne. Si nota quindi il notevole incremento che quest’abitudine ha avuto negli ultimi anni nel mondo femminile, probabilmente perchè la sigaretta è considerata simbolo di parità sociale ed emancipazione.
Il 70% delle donne fumatrici cessa il vizio quando è in gravidanza, dopo il parto più della metà di coloro che non allattano riprendono a fumare, mentre nella puerpere che allattano la percentuale non raggiunge il 10 %:
Il fumo di sigaretta danneggia l’organismo femminile mediante differenti meccanismi.
Nella fumatrice viene alterata la produzione di ormoni femminili, in particolare 17 beta-estradiolo, la cui concentrazione serica libera e attiva diminuisce per aumento del catabolismo epatico, favorito dai metabolici della nicotina, che facilitano inoltre la produzione di SHBG, la proteina di trasporto degli ormoni sessuali (estradiolo e testosterone) che lega quote ulteriore di ormone libero che vengono sottratte all’utilizzo dei diversi organi.
I metabolici della nicotina presentano inoltre un effetto tossico diretto sulle cellule della granulosa ovarica con conseguente minore produzione di testosterone.
Le conseguenze per la donna fumatrice sono molteplici. Con frequenza si rilevano episodi di dismenorrea, ipermenorrea, irregolarità mestruali, menopausa precoce e osteoporosi, invecchiamento cutaneo precoce. Se la fumatrice assume ormoni (contraccezione ormonale o terapia ormonale sostitutiva) aumenta l’incidenza di tromboembolie (ictus, infarto, paresi).
In seguito ad azione diretta dei prodotti della combustione sulle cellule immunomodulatrici della cervice uterina, è maggiore l’incidenza d’infezione da HPV e di carcinoma della cervice.
Il fumo di sigaretta diminuisce la fertilità della donna, agendo direttamente con i suoi prodotti sulle ovaie, danneggiandone la riserva ovocitaria, e sulle salpingi, alterandone la motilità e il trasporto ovocitario, di conseguenza l’incidenza di gravidanza extrauterina aumenta del 30%.
Un altro meccanismo di alterazione della fertilità è la diminuita produzione di progesterone e prostaglandine per danni funzionali e diminuita durata del corpo luteo con conseguente insufficiente preparazione dell’endometrio, alterato annidamento dell’embrione, mancato sostegno alla gravidanza iniziale e aumentata incidenza di abortività spontanea.
Nel maschio il fumo altera la spermatogenesi con meccanismo diretto testicolare e indiretto ipotalamico. Una coppia che fuma ha una diminuzione del 30% delle capacità riproduttive e del 50% delle possibilità di concepimento in caso si sottoponga a cicli di fecondazione assistita.
In gravidanza il fumo di sigaretta agisce con meccanismi ipossici, agendo direttamente sui vasi del comparto materno-fetale mediante vasocostrizione da aumentata produzione di adrenalina e indirettamente sui tessuti fetali con il minor apporto di ossigeno causato dalla carbossiemoglobina circolante in quantità aumentata nel sangue della fumatrice.
Le conseguenze possono essere molteplici. La gravida fumatrice, in seguito ad aumentata increzione di adrenalina, è affetta in percentuale maggiore da diabete gestazionale e da alterazioni del ritmo sonno-veglia. In maniera significativa è presente un’ aumentata tendenza al distacco di placenta normalmente inserita e alle alterate inserzioni della placenta (placenta previa). L’aumento della pressione arteriosa espone la gravida a sindrome pre-eclamptica con relative conseguenze (alterazioni della crasi ematica, nefropatia, epatopatia, crisi convulsive). I prodotti di combustione della sigaretta circolanti possono danneggiare le membrane con aumentata incidenza di precoce rottura e parto prima della 37 a settimana di gestazione.
Tutti questi elementi fanno capire che nella gestante fumatrice aumentano le sofferenze pre e perinatali, frequente è il parto pretermine e l’iposviluppo fetale, con peso alla nascita mediamente inferiore di 200 gr. La mortalità perinatale aumenta in seguito a distress respiratori neonatali ed emorragie intraventricolari.
Dopo la nascita il neonato di madre fumatrice può subire conseguenze dal vizio materno.
La nicotina agisce a livello ipofisario, diminuendo il rilascio di prolattina, gonadotropine e ossitocina, di conseguenza la produzione di latte materno risulta alterata in quantità e qualità nutritive. Il latte della fumatrice acquista un sapore alterato e non gradito al neonato.
I neonati esposti a fumo passivo presentano maggiore incidenza di infezioni respiratorie, asma bronchiale, otiti acute, infezioni e ipertrofia delle adenoidi e delle tonsille, aumentata incidenza di diabete di tipo 1. Temibile è l’insorgenza della SIDS o morte in culla, evento improvviso e drammatico che causa il decesso del neonato entro il primo anno di vita, senza causa apparente, probabilmente per un improvviso malfunzionamento del sistema di conduzione cardiaco con relative alterazioni elettriche e aritmie.
Il bambino esposto a fumo passivo (circa il 50%) negli anni successivi può sviluppare con maggiore incidenza obesità, anomalie retiniche, disturbi auditivi, deficit cognitivi, di lettura e di calcolo matematico, autismo, disturbi di comportamento (ADHD), alterazioni dell’accrescimento e dello sviluppo (diminuita statura media di 1 cm), leucemie.
In conclusione da questo rapido esame dei notevoli danni del fumo da sigaretta verso l’organismo delle donna, le capacità concezionali, la gravidanza e il feto sia prima che dopo la nascita, è necessario estrapolare alcune considerazioni semplici ma importanti dal punto di vista sociale e sanitario, per poter effettuare un’ utile prevenzione in grado di portare ad aumento di salute e risparmi economici nelle spese sanitarie, non solo per la donna, ma anche4A0-M02 per i bambini da essa generati e che costituiscono le generazioni future.
- La gestante presenta forte motivazione a smettere di fumare correlata all’interesse di salvaguardare la salute del feto (il 70% smette di fumare in gravidanza).
- La gravidanza è una situazione privilegiata per convincere la donna a cambiare il suo stile di vita mediante campagne di cultura sanitaria e sensibilizzazione al problema. Particolarmente importante risulta un’azione di sensibilizzazione durante i corsi prematrimoniali ai fidanzati o durante i corsi di psicoprofilassi ostetrica in gravidanza.
- La comunicazione non si deve basare su messaggi negativi (danno al bambino) quanto su messaggi positivi (vantaggi a non fumare per il bambino).
- Il cattivo esempio dei genitori è fondamentale per generare altri fumatori nei figli che tendono ad imitare abitudini e comportamenti dei genitori. Le campagne d’educazione devono insistere sui danni del fumo passivo, più pericolosi in quanto misconosciuti.
- Il ginecologo e l’ostetrica devono possedere conoscenza specifica rispetto al problema del fumo in gravidanza e dovrebbero frequentare corsi di aggiornamento in materia.
- Il personale sanitario non deve fumare in divisa e all’interno della struttura sanitaria.
- Se il loro intervento non è sufficiente, devono potere inviare la gestante ad un centro antifumo, possibilmente all’interno della stessa struttura sanitaria.
- E’ necessario favorire l’allattamento al seno in considerazione del fatto che non più del 10% delle donne che allattano riprende a fumare a fronte del 50% di ripresa nelle puerpere che non allattano.